Nessun investimento nel turismo e nessuna azienda tra i casi di maggior successo in Italia
Spesso e volentieri sentiamo utilizzare lo slogan “Bisogna puntare sui giovani” come manifesto di una ripresa che stenta a arrivare, o che pone accenni tanto flebili da essere impercettibili.
In tutte i settori, dalla politica, alla società, allo sport, “credere” nell’intraprendenza giovanile è diventato quasi un dictat, spesso supportato dai fatti, attraverso incentivi statali e regionali. Troppo spesso, però, i risultati non sono quelli sperati. Ne è esempio l’imprenditorialità italiana e, soprattutto, siciliana, a causa dell’altissimo tasso di fallimento delle cosiddette “start up imprenditoriali”. Con questo termine vengono definite le attività imprenditoriali che nascono per la prima volta, ossia che prima non esistevano, almeno in quei termini. La maggior parte riguarda le innovazioni tecnologiche e soprattutto il web, un settore nel quale è possibile abbattere i costi, evitando la sede fisica. Ma ciò non basta. In Italia ne sopravvive una su dodici e, se si prendono in considerazione i dati riguardanti le start up di successo, cioè quelle capaci di produrre un fatturato superiore al milione di euro, solamente 26, al 4 agosto 2014, sono riuscite nell’obiettivo. Pochissime nel sud. Nessuna in Sicilia.
La colpa non può sempre essere attribuita esclusivamente alla burocrazia, alla crisi economica e all’assenza di investitori. A volte si tratta di aziende pensate male e destinate a fallire.
In Sicilia, sempre in base ai dati della Camera di commercio aggiornati al 4 agosto 2014, le imprese in fase di start up sono 91, il 4,09% del totale italiano. La maggior parte (66) riguardano i servizi alle imprese, 19 l’attività manifatturiera e il comparto energetico e minerario, 4 le costruzioni e il commercio e le ultime 2 altre tipologie aziendali.
Questo dato deve far riflettere, poiché nessuna start up è nata nell’ambito del turismo, in un territorio che ha, proprio nel turismo, un settore economico di punta.
Le nuove tecnologie, probabilmente, hanno preso il sopravvento sulle categorie economiche più classiche ei giovani, tendenzialmente formatisi in questi moderni ambiti, decidono di investire quasi totalmente nelle new technologies, inflazionando un settore già quasi saturo e destinato a compiere una selezione naturale spietata, se è vero che il 90% delle start up fallisce nell’intento di trasformarsi in un’azienda consolidata e giunge addirittura al fallimento.
Oggi non è più sufficiente possedere una base economica, la freschezza dell’intraprendenza giovanile e le buone idee. Serve la genialità di scovare l’idea vincente, che permetta di trovare quell’angolino di nicchia, all’interno di mercati che spesso sono saturi delle offerte di prodotti e servizi.
Ne sono esempio le aziende di successo, quelle capaci di fatturare oltre il milione.
Tra queste figura “Blackshape Aircraft”, specializzata nella costruzione aeronautica per usi civili, con sede a Monopoli, in Puglia. L’azienda si dedica esclusivamente alla produzione di aeromobili ultraleggeri, in fibra di carbonio.
“Acoma” ha invece messo a punto un sistema di produzione innovativo, capace di migliorare le prestazioni del caucciù per stampa offset, senza l’uso di solventi e con conseguente rispetto dell’ambiente.
Questi sono solo alcuni dei 26 “paperoni” delle start up, tutti aventi in comune le idee innovative e la capacità di sfruttare al meglio le caratteristiche del proprio territorio.
Emmanuele Contrino