Fine di un salasso costato 25 milioni di euro all’anno ai siciliani
Forse siamo giunti alla fine di uno spreco costato caro alla Sicilia: <<Chiudiamo Sicilia e-Servizi – dichiara Luca Bianchi, assessore all’Economia – e rivediamo il sistema di gestione dell’informatica della Regione siciliana>>. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la richiesta di un ulteriore finanziamento di 2,5 milioni di euro, per il trasferimento dei dati informatici dalla regione Val d’Aosta alla Sicilia. <<Ma perché i nostri dati sono finiti al Nord?>> si è chiesto l‘assessore Bianchi. Da qui la tanto attesa decisione che porterà alla chiusura di Sicilia e-Servizi S.p.a, nata nel 2005 con la missione di creare e gestire una Pti (Piattaforma telematica integrata) che consentisse di sviluppare progetti di informatizzazione. Più che per i lavori realizzati, la società si è messa in luce per il grande dispendio di risorse pubbliche difficilmente giustificabile. Per capirci meglio: la piattaforma è costata 25 milioni di euro all’anno solo per la manutenzione di software e hardware. A questi si aggiungono circa 150 milioni di fondi europei appaltati direttamente, sui quali Bruxelles ha aperto un’indagine. Dove finivano questi soldi? Difficile capirlo. A gennaio di quest’anno il deputato del Pdl, Enzo Vinciullo, aveva denunciato la spesa folle della società, la quale pagava 450 mila euro all’anno solo per l’affitto di uffici destinati a 11 dipendenti. Il proprietario dell’immobile rimane sconosciuto. Le quote societarie di e-Servizi appartengono per il 51% alla Regione e per il 49% a privati. Senza voler sembrare troppo zelanti, facciamo una breve escursione tra alcuni dei nomi facenti parte della partecipazione privata. Amministratore unico della società è il prof. avv. Antonio Francesco Vitale, che oltre a essere un prestigioso docente universitario, è stato legale di fiducia di Raffaele Lombardo e grande amico dell’ex senatore Giovanni Pistorio, oggi potente azionista dell’Udc siciliana. Tra i dirigenti troviamo Emanuele Spampinato, uno dei fondatori del consorzio Etna Hi-tech e famoso a Catania per essere stato presidente del Circolo Sant’Agata. Altro nome importante è quello del direttore generale Dario Colombo, primo classificato nel 2011 nella “top ten” dei boiardi di Sicilia. Molte altre “personalità di spicco” potrebbero essere elencate, quasi tutte “Lombiardiane”. Interessante ricordare, a tal proposito, la famosa “nomina 101” di Lombardo, cioè Eugenio Trafficante, cooptato come presidente del collegio dei sindaci, ma impossibilitato a insediarsi perché in carcere con l’accusa di stalking. Ancora, nel 2011 Davide Faraone, deputato regionale del Pd, denunciò la presenza all’interno di Sicilia e-Servizi, come dipendenti assunti senza concorso, della figlia di un famoso boss di mafia e di suo marito. Tanto basta a comprendere i motivi per i quali la società avrebbe dovuto essere chiusa già da tempo. Oggi, finalmente, sembra essere giunto il momento di agire: <<Rivedremo il settore informatico – dice Bianchi – chiudendo e-Servizi e dando garanzie occupazionali ai 15 dipendenti nell’ambito del riordino delle partecipate>>. Sempre <<nel rispetto dei reali fabbisogni, senza assunzioni in bianco>>. In che modo? <<Creeremo un ufficio speciale – afferma – che gestirà tutti gli appalti informatici e sarà alle dipendenze del dipartimento Funzione pubblica>>.
Speriamo che il tutto si realizzi in fretta. In tempi crisi, 25 milioni di euro all’anno potrebbero fare comodo. Qualcuno se ne sta accorgendo dopo quasi 10 anni.