Giovani donne reclutate per la guerra contro Assad
Si chiama Jihad al-nikah l’ultima incredibile “prova di devozione a Allah”, chiesta alle giovani donne dei paesi islamici in guerra contro il presidente siriano Assad. L’espressione significa “guerra santa del sesso” e indica il “matrimonio jihadista”, cioè l’unione coi combattenti islamici che può durare anche poche ore e in realtà nasconde stupri e prostituzione. I gruppi estremisti chiedono ai giovani uomini di fede islamica l’adesione alla “guerra santa”, ma da qualche tempo anche le donne vengono reclutate, non per combattere, ma per fornire piacere sessuale ai combattenti. Migliaia di ragazzine, spesso poco più che quattordicenni, sono convinte ad arruolarsi e partire per le zone di battaglia. Spesso appartenenti a famiglie integraliste e di basso livello culturale, giunte a destinazione finiscono in scantinati, dove soldati o futuri martiri si alternano nello sfruttarle sessualmente. Tornate libere dopo essere rimaste incinte, ottengono una libertà che nasconde l’inferno del rifiuto sociale. Le donne con figli ma senza marito, infatti, vengono ripudiate dalla stessa famiglia di origine e i bambini diventano delle “X”, senza diritto a ottenere un cognome.
Questa incredibile pratica, svilente di qualsiasi dignità umana, è resa possibile da una fatwa (risposta del giudice musulmano) dal titolo “la jihad attraverso il matrimonio in Siria”, divulgata a febbraio e attribuita allo sceicco saudita Mohamed al-Arifi, con la quale si invitavano le giovani tunisine a partire anche loro per la Siria. Si è accettato, da quel momento, che gli uomini sposassero le donne e consumassero il matrimonio, per poi ripudiarle subito dopo, semplicemente pronunciando il ripudio tre volte. La “vittima”, in tal modo, può essere sposata da un altro mercenario. Le organizzazioni per i diritti umani cercano da tempo di bloccare il flusso di “schiave” verso la Siria, ma è un’operazione difficile, se non impossibile, a causa della difficoltà nel convincere le famiglie a parlare e per la capacità di imam e predicatori salafiti nel circuire le menti delle giovani ragazze, convinte che il loro corpo sia poca cosa di fronte alla “guerra santa”.
Tutto questo è ritenuto necessario per “consentire ai combattenti di esercitare il loro diritto ai rapporti sessuali, cosa che rafforza il loro coraggio e accresce le loro capacità e la morale durante il combattimento”. Le “fedeli” ottengono l’accesso al paradiso.