Fedor Dostoevskij
L’impossibile coesistenza di felicità e libertà attraverso le parole del Maestro russo Dostoevskij
L”uomo può essere felice solo se liberato dall’afflizione della scelta, condizione imprescindibile della libertà umana. “Libertà” non solo fisica, ma soprattutto di pensiero e di espressione. Allora perché non ingabbiare l’umanità in una serie di regole ineludibili, garantendo “panem et circenses”? Così, in un popolo frustrato, materialista e immobile di fronte al minimo che gli è garantito, i valori di Cristo scivolano nell’oblio di una società del piacere.
“Il grande inquisitore” a Gesù, attraverso l’arte di Fedor Dostoevskij: <<Mai , mai riusciranno a sfamarsi senza di noi! Nessuna scienza darà loro il pane finché resteranno liberi, e finirà che porteranno la propria libertà ai nostri piedi dicendo: “Piuttosto asserviteci, ma dateci da mangiare”. Capiranno infine loro stessi che la libertà è inconciliabile con il pane terreno in abbondanza per tutti, perché mai e poi mai riusciranno a dividerlo in giuste parti! Si convinceranno che non potranno mai essere neanche liberi, poiché sono deboli, depravati, inetti, sediziosi. Promettevi loro il pane celeste ma, lo ripeto, agli occhi della sempre viziosa e sempre ignobile razza umana il pane celeste è forse comparabile a quello terreno? O forse ti sono care soltanto le decine di migliaia dei grandi e dei forti, e i restanti milioni dei deboli che tuttavia ti amano, innumerevoli come la sabbia del mare, serviranno soltanto da materiale a uso dei grandi e dei forti? No, noi abbiamo a cuore anche i deboli. Depravati e sediziosi, alla fine saranno proprio loro a ubbidirci. Ci guarderanno ammirati, ci terranno in conto di dèi perché, prendendoli sotto il nostro comando, abbiamo acconsentito a portare il peso della libertà e a regnare su loro: così terribile finirà col sembrargli la condizione di uomini liberi! Ma noi diremo che ubbidiamo a te, e che regniamo nel tuo nome. E di nuovo li inganneremo, perché non ti lasceremo più avvicinare a noi>>.
Questo brano del 1880 rappresenta un’autorevole e lungimirante spiegazione della più importante crisi che attanaglia l’epoca contemporanea: la crisi morale.