Lance Armstrong
Sognando i Supereroi
Sembrava fosse stato creato dalla mente immaginifica di Stan Lee, autore di supereroi come Spiderman, Hulk e Capitan America. Pareva che l’assottigliarsi dei confini tra la vita e la morte l’avesse reso invincibile in tutte le sue sfide, sia sui letti d’ospedale, che su una bici da corsa. Lance Armstrong è uomo del Texas, terra di cowboy e cacciatori di serpenti, dove coraggio ed onore sono i pilastri di una società inebriata dal fascino del lontano west. In tali condizioni, anche la morte sembra diventare gestibile e Lance, nel 1996, la affrontò da vero “duro”, senza fare una piega, guardandola negli occhi, sfidandola e sconfiggendo il tumore che ne aveva sospeso carriera ciclistica ed esistenza. Prima di allora, sulla bici, il talento non mancava. Nel 1993 era già divenuto campione del mondo nella prova in linea ad Oslo e campione nazionale nella stessa disciplina. Poi, la malattia. In tali situazioni l’obiettivo diventa esclusivo: rimanere vivo. Di tornare in sella a quei livelli, nemmeno a parlarne. Armstrong rimase aggrappato a tutta la vita rimastagli ed era tanta, al punto da volerne regalare un po’ a tutti coloro i quali condividessero quel dramma, fondando la Lance Armstrong Foundation, impegnata in varie iniziative legate alla lotta al cancro e autofinanziata attraverso la vendita del braccialetto Livestrong. Il coraggio e la fortuna lo condussero, nel 1998, a riprendersi completamente, sia dal punto fisico, che mentale, diventando incredibilmente forte sulla bici. Tanti successi. Soprattutto, sette Tour de France consecutivi. Una cosa spaventosa. In uno sport più di fatica, che di velocità, Armstrong sembrava giunto da un altro pianeta. Con le vittorie arrivarono, però, i primi sospetti di doping, più o meno convinti, poiché emersi all’interno di una disciplina oramai colpita sistematicamente da accuse di questo tipo. Adesso, sappiamo la verità: Lance Armstrong, il supereroe su una bicicletta, è solo un uomo, con tutte le debolezze di ogni essere umano. Le polemiche con il nostro straordinario Marco Pantani, alla luce delle nuove scoperte, risultano stucchevoli e le vittorie sul texano assumono i connotati delle grandissime imprese, poiché ottenute su un avversario dopato. Il perché abbia voluto abbracciare pratiche illecite è facilmente comprensibile mediante una breve analisi delle cifre economiche: nel 2008, all’apice delle sponsorizzazioni, i suoi guadagni raggiungevano i ventotto milioni di dollari annui. Il simbolo della lotta al cancro, della capacità di sconfiggere la morte per ripresentarsi più grande di prima, torna ad essere un uomo comune. E’ stato difficile ammetterlo e Lance ha tentato in tutti i modi di convincere il mondo intero, compreso se stesso, che i supereroi esistano. La sua Kryptonite, però, era estremamente vicina. Lo sguardo della figlia, accompagnato dalle parole: << papà, io ti credo >>, ha disintegrato la corazza. Di Lance Armstrong rimangono le opere filantropiche, l’esempio di chi ha superato l’incubo della medicina moderna, il cancro, e l’immagine offuscata di ricordi, di vittorie, che oggi sappiamo mai essere stati reali, ma che ci hanno fatto sperare nell’esistenza di un vero supereroe. Contestualmente, il ciclismo perde una delle poche belle storie rimastegli.